Italiano... 

Ricollegandoci al clima di crisi sia a livello economico che sociale, in Italia una forma di innovazione letteraria la riscontriamo in Italo Svevo... 


L'Innovazione nell'ambito letterario, 

Italo Svevo

Italo Svevo, pseudonimo di Ettore Aron Schmitz, nacque a Trieste il 19 dicembre 1861 da una agiata famiglia borghese ebraica.
La famiglia paterna era di origine austriaca, mentre quella materna era italiana,il che favorì una formazione legata a entrambe le tradizioni culturali.
Nel 1892 venne pubblicato il suo primo romanzo, Una vita, che tuttavia non fu neppure considerato dalla critica ufficiale.
Nel 1898 aveva pubblicato il secondo romanzo, Senilità, anche questo completamente ignorato dalla critica. Negli anni successivi,costretto a frequenti spostamenti all'estero per motivi di lavoro,Svevo ebbe la necessità di migliorare il suo inglese e si rivolse a James Joyce autore dell' "Ulisse".
Tra i due nacque una vera e propria amicizia e Joyce dopo aver letto i suoi romanzi , lo invitò a riprendere a scrivere. Svevo ebbe l'opportunità di dedicarsi all' approfondimento della psicanalisi e nel 1919 riprese a scrivere un nuovo romanzo, La coscienza di Zeno, pubblicato poi nel 1923.
Joyce fece conoscere il romanzo ad alcuni intellettuali francesi, e a Eugenio Montale che la recensì positivamente nel 1925 denominandolo "caso Svevo", suscitando l'interesse della critica.
Svevo morì per le lesioni riportate in un incidente stradale il 13 settembre 1928. 

Cosa scrive Italo Svevo ?

  • Il primo romanzo di Italo Svevo è "Una vita" che pubblicò nel 1892
    il titolo originario era "Un inetto" ritenuto poi poco accattivante. L'opera è ambientata nella società borghese triestina, rappresentata in maniera oggettiva; al centro della vicenda compare la figura dell'inetto, un individuo mediocre, alienato dalla realtà e vittima della propria inadeguatezza. Alfonso Nitti è un impiegato che non riesce a instaurare un rapporto autentico con i colleghi e perde, in totale passività, anche l'affetto della fidanzata.
    Costretto a vivere in un monco che premia solo gli intraprendenti e schiacciato dalla propria inettitudine, Alfonso decide di suicidarsi.

  • Il secondo romanzo, "Senilità" che pubblicò nel 1898. La trama (ispirata a vicende autobiografiche, come afferma Svevo stesso) ruota intorno alla storia d'amore tra Emilio Brentani e Angiolina. Emilio, impiegato con velleità letterarie, vive un'esistenza monotona e grigia con la sorella Amalia, quando incontra la giovane Angiolina, di cui si innamora. La donna, tuttavia, fin dal primo istante si dimostra meno coinvolta del protagonista ed è anzi attratta da diversi uomini, tra cui Stefano Balli, amico di Emilio e scultore, di cui è innamorata pure Amalia. Il legame tra Emilio e la giovane, che doveva rimanere libero e disimpegnato, si dimostra invece ben più complesso, poiché Angiolina, donna opportunista e infedele, può controllare i sentimenti di Emilio. Questo, geloso della sorella per la presenza di Balli in casa sua, allontana l'uomo da casa. Amalia si ammala di polmonite e muore. Emilio interrompe la relazione con Angiolina, non cessando tuttavia di amarla. In seguito, scopre che la donna è scappata a Vienna con un cassiere di una banca. Il protagonista ritorna a vivere la sua esistenza grigia e mediocre in solitudine, ricordando le donne amate, Amalia e Angiolina, unendo nella memoria l'aspetto dell'una con il carattere dell'altra. 
  • Il terzo romanzo, "La coscienza di Zeno" pubblicato poi nel 1923. Il romanzo si presenta come innovazione perchè lo presenta come se fosse la confessione di Zeno Cosini. La narrazione, svolta in prima persona, non segue un ordine cronologico, ma si articola focalizzandosi su alcuni snodi. L'ordine degli eventi è basato dunque sui rapporti analogici tra gli episodi ricordati. 

    Il romanzo si apre con una breve premessa firmata dal Dottor S., lo psicanalista di Zeno, che introduce quello che sarà il contenuto del libro. Quelli che seguono, spiega il Dottor S., sono gli appunti autobiografici che lui stesso ha chiesto a Zeno di scrivere, sperando che l'autobiografia si rivelasse per lui una buona premessa per cominciare un percorso vero e proprio di psicanalisi. Zeno, però, qualche tempo dopo aver cominciato a scrivere le sue memorie e a farle leggere al dottore, ha deciso di interrompere la cura, dichiarando di non avere alcuna fiducia nelle teorie freudiane e di disprezzare il suo terapeuta. Quest'ultimo, per vendetta, ha pubblicato quindi le sue memorie, sperando in questo modo di convincere il suo ex paziente a riprendere la cura. A questa premessa seguono gli appunti di Zeno, suddivisi in varie sezioni

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